Si dice che gli attori siano le persone più superstiziose al mondo. Anche quando il sipario è abbassato e le luci sono spente il teatro è affascinante con i suoi misteri, le sue antiche credenze, i suoi gesti scaramantici e riti portafortuna. Eccone alcune, le altre vieni a scoprirle partecipando al laboratorio di recitazione “Fuori le quinte”.
Modi di dire:
In tutte le tradizioni teatrali è vietata ogni formula augurale prima dell’inizio di uno spettacolo. Espressioni come “buona fortuna” o “auguri” andrebbero evitate, è come dire a un pescatore “buona pesca”. Meglio optare per il classico “In bocca al lupo” o per il più originale “In culo alla balena”.
In Italia l’augurio scaramantico per eccellenza è senza dubbio “Merda, merda, merda!”. Prima di entrare in scena gli attori si riuniscono in circolo prendendosi per mano e dicono “merda, merda, merda!” spesso accompagnato anche da goliardiche pacche sul sedere. Poi ci si continua ad augurare “Tanta merda” gironzolando per il palco. Questa espressione deriverebbe dall’usanza dell’Ottocento di andare a teatro in carrozza, pertanto molti escrementi di cavallo nei pressi del luogo dello spettacolo denotavano la presenza di un elevato numero di spettatori. Perciò augurare tanta merda ad un attore significa augurargli un grande successo di pubblico.
Nei paesi anglosassoni, il più comune “good luck” è sostituito dall’espressione idiomatica “Break a leg!”. Letteralmente break a leg significa “rompiti una gamba”, l’equivalente dell’italiano “In bocca al lupo”. Ci sono diverse teorie sul motivo per cui si fa questo strano augurio, una delle più affascinanti vuole che si auguri all’attore di ricevere talmente tanti applausi da rompersi una gamba a forza di inchinarsi per ringraziare il pubblico.
In Germania l’augurio è ulteriormente rafforzato, gli attori invocano la fortuna dicendosi “Hals und Beinbruch!” (“Rompiti una gamba e il collo”).
Colori proibiti:
Nel mondo teatrale italiano è considerato sfortunato il colore viola. Questa superstizione deriva dal fatto che il viola è il colore dei paramenti liturgici usati in Quaresima. In questo periodo dell’anno (40 giorni prima della Pasqua) nel Medioevo erano vietati tutti i tipi di rappresentazioni teatrali e di spettacoli pubblici. Questo significava fare letteralmente la fame per chi viveva di quest’arte, e la sopravvivenza diventava un problema. Da allora fino ad oggi, il viola in teatro viene associato alla malasorte, rimanda alla povertà e alla magrezza in senso lato. Assolutamente sconsigliato quindi vestirsi di viola… anche se siete tra il pubblico, prediligete altri colori, così non urterete la sensibilità degli addetti ai lavori!
Nell’ambiente teatrale inglese è considerato sfortunato il colore blu (a meno che non sia accompagnato dal color argento). Questa superstizione è dovuta al fatto che un tempo le stoffe di questo colore erano molto costose. Capitava che alcune compagnie non proprio facoltose le acquistassero per andare incontro al gusto del pubblico, per ritrovarsi poi fallite per la spesa eccessiva. Se però la compagnia era talmente ricca da potersi addirittura permettere finiture d’argento, allora il rischio di fallimento si riteneva scongiurato.
Nell’ambiente teatrale francese è considerato sfortunato il colore verde. Si crede che questa superstizione possa derivare dalla leggenda secondo la quale un costume di questo colore sarebbe stato indossato da Molière quando, il 17 febbraio del 1673, si sentì male in scena durante una replica del “Il malato immaginario”, morendo qualche ora dopo.
Per gli spagnoli il colore da evitare sul palcoscenico è il giallo. Il motivo di ciò starebbe nel fatto che, essendo di questo colore la parte interna del “capote” (il grande drappo di tela con cui il torero si esibisce nella prima fase della corrida), il giallo è l’ultimo colore che il matador vede prima di morire nel caso che il toro lo incorni.
La caduta del copione:
Un incidente che potrebbe causare qualche turbamento tra gli attori più superstiziosi pare che sia la caduta del copione in terra, in quanto starebbe a simboleggiare metaforicamente il fallimento dello spettacolo. Se questo accade, per rimediare al danno, l’attore che ha fatto cadere il copione deve subito raccoglierlo e batterlo per tre volte consecutive per terra, nel punto esatto in cui è caduto e lo spettacolo sarà salvo.
Il chiodo storto:
Ma esiste qualcosa che, secondo le superstizioni diffuse tra i teatranti, porti fortuna? Ebbene sì: trovare un chiodo storto sul palco.
Secondo molti ciò garantirebbe il ritorno su quello stesso palcoscenico, un po’ come gettare la monetina dentro la Fontana di Trevi è garanzia di un ritorno a Roma.
Non è ben chiaro il motivo di questa superstizione. Forse deriva dal fatto che i chiodi venivano usati (e spesso vengono tutt’ora usati) per fissare le scenografie alle tavole del palco; il chiodo storto voleva dire che l’attrezzista aveva messo molta fretta nel piantarlo, e quindi lo spettacolo era estremamente “atteso” dal pubblico.